venerdì 4 febbraio 2011

Il Mondo è una dittatura fondata sul lavoro – gratuito – degli animali


Secondo Wikipedia la definizione di “lavoro” è la seguente: “è un'attività produttiva che implica il dispendio di energie fisiche o intellettuali per raggiungere uno scopo preciso: procurarsi col proprio lavoro beni essenziali o beni superflui, o direttamente o indirettamente attraverso un valore monetario riconosciuto acquisito da terzi quale compenso”.

Questa definizione è certamente valida per ciò che riguarda gli uomini, loro stessi inventori di questa folle prigione per poveracci dalle malsane voglie. Ogni essere vivente ha silenziosamente stabilito con la NaturaTutta una sorta di baratto perpetuo,  spinto da un innato istinto al “fare per avere”. Avere cosa? Beni primari ovviamente, come acqua, cibo e un riparo. In cambio di cosa? Fertilizzanti e fosforo. Barattate con la Natura e nessuno si farà male.

Ma ci sono delle eccezioni che confermano questa regola, e sono talmente tante eccezioni da incarnare esse stesse l’essenza della regola. Sono eccezioni costrette a lavorare senza alcun tipo di retribuzione, senza sapere né cosa sia il lavoro, né tanto meno di  esercitarlo. Per queste eccezioni bere e mangiare fa parte del proprio istinto ma soprattutto del loro lavoro. Ed eccola qui l’invenzione del secolo: mascherare il lavoro con l’istinto, ovvero, “io do da mangiare a te, tu dai da mangiare a me". Un baratto mai formalmente accettato dal lavoratore in questione.

In un momento storico in cui i lavoratori umani nelle fabbriche e nei campi iniziavano ad alzare la voce, il padrone ha scoperto l’operaio modello. Egli è abbastanza mite, non ha bisogno di un salario né di leggi che tutelino la sua sicurezza, non pretende le 8 ore lavorative ma si accontenta di lavorare 24 ore su 24, sta sempre fisso sulla sua postazione che non abbandona mai, nemmeno per la pausa sigaretta o per andare in bagno, mangia e beve qualsiasi cosa gli venga servita, ma soprattutto, se si lamenta, nessuno lo ascolta. Non ci sono media indipendenti, manifestazioni né sit-in per lui e questo è fondamentale per la bella faccia di un'azienda. 

L’animale è la servitù internazionale per eccellenza.

L’animale è allo stesso tempo il produttore e il prodotto. 
E’ ciò che egli stesso produce. 

Quasi rimpiangiamo i tempi in cui gli unici animali che lavoravano erano quelli che trainavano carrozze o aratri per i campi, era dura, sì, ma mai come veder versato il sangue dei propri figli. Oggi infatti la maggior parte degli animali lavora per essere venduta a pezzi. La carne va al fabbricante di hamburger, le frattaglie al fabbricante di “aromi naturali”, la pelle al fabbricante di scarpe, la piuma al fabbricante di piumoni, gli zoccoli al fabbricante di shampoo. Questi animali sono talmente privi di dignità che le loro femmine non partoriscono figli, ma  prodotti, e senza nemmeno soddisfare l’istinto di un vero accoppiamento. Ci sono mamme che, penetrate da orribili ed enormi falli di metallo, finiscono per  partorire piumini. Altre mamme partoriscono hamburger. E si arrendono a farlo per tutta la vita. 
Il compenso per il lavoro di una vita è una bella pistolettata in testa.

D’altronde, dovranno pur guadagnarsela ‘sta pagnotta no?

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