mercoledì 16 febbraio 2011

Patrimonio Caduto

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Quando già il quotidiano La Nazione mandava in rotativa la notizia che otto proprietari di altrettanti cavalli, sarebbero stati rinviati a giudizio per maltrattamento di animali, la Giunta Comunale di Siena approvava una Delibera ove si chiedeva all’ UNESCO il riconoscimento del Palio quale Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Entro il marzo 2011 il Ministero dei Beni Culturali, una volta ricevuta la richiesta, dovrà inviare la pratica alla Segreteria Patrimonio Materiale dell’Unesco a Parigi. Gli stessi Uffici ministeriali avrebbero però suggerito di inviare prima la richiesta in modo che già alla fine di febbraio la Segreteria dell’Unesco avrà tutto sul suo tavolo.
Siena e non solo, dal momento in cui anche la Giostra del Saracino di Arezzo, con una Delibera del Consiglio Comunale dello scorso giugno, si è candidata. Lo stesso suggerimento sui tempi sarebbe stato dato anche per Arezzo, al quale si è anche raccomandato di non insistere troppo su alcuni dettagli della giostra (ovvero colpire l’ottomano) per non turbare la sensibilità del rappresentante turco presso l’Unesco. Cose sulle quali soltanto noi italiani riusciamo ad incartarci. Appena Arezzo rende nota la notizia arriva anche il priore del Palio dei Normanni di Piazza Armerina, in provincia di Enna. Chiede al Comune di inoltrare la pratica per il riconoscimento dell’UNESCO. Del resto la sua manifestazione è inserita nell’elenco siciliano, quello che potrebbe servire ad essere esenti dall’applicazione della già poco utile legge contro i maltrattamenti di animali. Vi ricordate il Palio dei Normanni? E’ quello della polemica del compianto Emilio Nessi ed i cavallo azzoppato che sarebbe finito in un …. banchetto! Il Comune, ovviamente, smentì fermamente ma la tentazione è troppo forte per non chiedersi cosa in questo caso il Ministero avrebbe consigliato di non sottolienare.
L’Unesco rilascia l’importante riconoscimento sottolineando molto l’avvenuto superamento dei contrasti. Trasformare un conflitto in una possibilità di dialogo. Siamo certi che il Palio di Siena e la Giostra del Saracino, possono conciliarsi anche con l’animo di tutti gli italiani? Per alcuni evidentemente si. Corse di cavalli dalle mille accesissime polemiche rappresenteranno invetibabilmente tutti gli italiani e la loro cultura.
Gli Uffici del Ministero per i Beni Culturali, così come avrebbero suggerito ad Arezzo di stare attenti all’ottomano colpito, avrebbero anche sottolineato a Siena di documentare per benino le norme poste a sicurezza dei cavalli. Chissà perchè. Forse perchè il Palio può essere pericoloso..?
E’ inoltre giusto che si chieda a Siena, come ad Arezzo, di dare un giudizio sull’uso del cavallo? Parleranno loro, gli organizzatori. Escluderanno loro ogni conflitto. Chi altri dovrebbe pensarci? Forse l’Ordinanza del Ministero della Salute che ne ha riconosciuto il valore storico da proteggere, dando così ancor più legittimità dall’esclusione dal campo di azione della legge maltrattamenti? Ci manca ora solo il suggello dell’UNESCO. Non solo i Palii ce li terremo per sempre ma, in un certo senso, ovunque andremo, ci rappresenteranno pure. Un po come per (tutti) gli spagnoli lo è già la corrida. Siua che a favore che contro. Noi ti proponiamo un’altra strada.
SE CONDIVIDI IL NOSTRO PENSIERO, COMPILA IL FORM ED INVIA. ARRIVERA’ ALL’ UNESCO ED AL NOSTRO MINISTERO PER I BENI CULTURALI ED AMBIENTALI. CI SIAMO DATO COME PRIMA SCADENZA QUELLA DEL 31 MARZO, QUANDO CIOE’ SCADONO I TEMPI DI PRESENTAZIONE DELLA PRATICA ALL’ UNESCO.

clicca il seguente link per compilare il form in fondo alla pagina
http://www.geapress.org/patrimonio-caduto 

venerdì 11 febbraio 2011

La Tremonti non si smentisce a Radio24 - Ma l'Enpa non ci rappresenta

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Cosa succede al corpo umano quando si ascoltano abominevoli affermazioni da un'emittente radiofonica, senza avere a portata di mano un numero di telefono da chiamare per esprimere la propria indignazione? Il cuore inizia a battere forte, come si trovasse di fronte ad un pericolo incombente; gli occhi, solidali con l'apparato uditivo ormai in fiamme, vorrebbero lanciarsi sotto qualche pneumatico nel traffico impazzito delle 8:30 capitoline; le mani cercano qualche rigido appiglio per scaricare la tensione di tutto l'organismo, ormai impazzito e fuori controllo.

Emittente: Radio 24
Data: 10/02/2011
Ora: 08:30
Tema della discussione: le dichiarazioni del consigliere del comune di Cantù (CO), Angiola Tremonti

Il quotidiano La Provincia di Como riporta un'intervista, nella quale la sorella del ministro dell'economia afferma che i suoi cittadini spendono per il mantenimento dei randagi quasi come per la protezione civile. Indignata da questa statistica si è lasciata scappare un'affermazione con la quale ha potuto, finalmente anche lei, acquistare un po’ di visibilità: "Spendiamo troppo per questi poveri cani chiusi dentro le gabbie, lasciamo da parte l'ipocrisia e pensiamo alla soppressione".
Ospiti della trasmissione anche il presidente dell'Enpa, Carla Rocchi ed il sindaco di Scicli Giovanni Venticinque, che lo scorso anno, dopo l'aggressione ad un bambino da parte di un branco di cani randagi, fece la stessa proposta della consigliera comasca.
Lo sbalordimento non lo dobbiamo tanto alle frasi pronunciate dalla signora Tremonti e dal signor Venticinque, quanto alle poche e povere battute del presidente Enpa, il quale non ha saputo far altro che citare la legge italiana a favore dei randagi.

Tenendo presente che la diretta interessata non è stata in grado di rispondere a tono alle affermazioni della signora Tremonti, lo facciamo noi, in poche ma chiare righe.

Dobbiamo innanzitutto prendere in considerazione il fatto che la signora Tremonti si dichiara cattolica, dunque, dal suo pensiero antropocentrista non potevamo certo aspettarci chissà cosa. Dapprima afferma in tutta sicurezza che gli umani hanno un'anima (come fosse un arto o un organo vitale) mentre gli animali ne sono privi, poi attacca con la solita pippa sull'eutanasia, asserendo di non voler cadere in trappole ipocrite secondo le quali un uomo si può sopprimere e un cane no. Forse nessuno ha spiegato alla signora Tremonti che l'eutanasia si applica nel momento in cui per un essere vivente non c'è più alcuna speranza di miglioramento dal punto di vista medico, ma solo un grande e prolungato dolore che porta alla morte certa. E' vero, la vita dietro le sbarre non è affatto semplice, ma di certo la soppressione non è la risposta a questo dolore. Piuttosto, la sua proposta potrebbe essere paragonata alla pena di morte per chi è stato condannato all'ergastolo, e non di certo all'eutanasia, anche se non ci risulta che i cani randagi siano dei criminali. Ovviamente, la mossa di invitare il sindaco di Scicli è stata molto astuta: appena qualcuno si fosse permesso di proporre l'abolizione dei canili si sarebbe gridato allo scandalo in nome del povero bambino siciliano dilaniato da un branco di cani lo scorso anno.
Diciamo pure che nessuno dei 3 ospiti ha avuto la decenza di ringraziare le migliaia di volontari che prestano servizio nei canili, poiché se questi venissero pagati lorsignori spenderebbero molto, ma molto di più per gestirli.

Sempre innalzando la bandiera della coerenza e dell'onestà contro falsità e ipocrisia, parte in quarta con l'uguaglianza TRA animali. Insomma, gli animali sono tutti uguali, no (e su questo siamo d'accordo tutti)? E allora: uccidiamo conigli, galline e caprette per mangiarceli, ma allora perchè non uccidiamo anche i cani? A noi risulta che anche gli esseri umani facciano parte del mondo animale, dunque, dottoressa Tremonti, viaggiamo in direzione UGUALE e CONTRARIA. Ma l'Enpa? Che dice l'Enpa? Che c'è una legge italiana che vieta la soppressione dei cani randagi. Grazie Enpa, questo lo sapeva anche la dottoressa Tremonti, altrimenti i randagi sarebbero già tutti sul ponte dell'arcobaleno.
Sottolineiamo che non è stata minimamente accennata l'idea di una campagna di sterilizzazione che potesse prevenire il sovraffollamento dei canili, da nessuno dei tre ospiti. Per quanto possa sembrare una pratica dolorosa, dobbiamo ammettere di trovarci in un momento storico in cui è purtroppo l'unica soluzione possibile nonché necessaria. Minore è il numero dei cani che nascono e maggiore è il numero dei cani adottati da canili e rifugi. Intervenire chirurgicamente sui nostri fratelli per rimediare ad errori commessi da altri è l’ultima cosa che vorremmo fare, ma purtroppo in questi casi bisogna agire in fretta e scegliere il male minore.
Ovviamente nulla è stato detto nemmeno nei confronti degli allevamenti di cani che, neanche troppo indirettamente, contribuiscono all'aumento del randagismo, poiché qui le fattrici sfornano continuamente cuccioli venduti a peso d'oro e spesso abbandonati.

Chi rispetta la vita disprezza le gabbie, anche quelle dei canili, vere e proprie carceri sovraffollate create appositamente per una specie, quella canina, colpevole di essersi sempre fidata della più barbara delle specie, quella umana.


Un pensiero va a tutti i cani nati in quei paesi dove la speranza di vita nel canile dura appena 2 settimane, uno straziante conto alla rovescia che toglie il fiato, ed infine anche la vita.

Un grazie di cuore a tutti quei volontari che stanno facendo il possibile per salvare questi cani da un'avara soppressione.

Una vita di lotta per tutte le specie oppresse, torturate e sacrificate da secoli per mano degli umani.

PER LA LIBERAZIONE DI TUTTI GLI ANIMALI, UMANI E NON UMANI, FINO ALLA FINE.


per ascoltare un estratto della trasmissione clicca il link qui sotto
http://www.radio24.ilsole24ore.com/main.php?articolo=sopprimere-cani-randagi-non-adottati

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domenica 6 febbraio 2011

Contro Green Hill - Fino alla Fine - 11 Febbraio ancora mobilitazioni a Montichiari

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Venerdì 11 febbraio
Proteste al Comune di Montichiari e dai fornitori di Green Hill
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Venerdì 11 febbraio la campagna contro l'allevamento Green Hill torna a Montichiari. Il "Coordinamento Fermare Green Hill" e il "Comitato Montichiari contro Green Hill" saranno ancora unitamente in piazza contro persone, aziende e istituzioni che hanno una responsabilità nel business sanguinario di questo allevamento-lager.

Il Comune di Montichiari ha autorizzato la presenza di Green Hill e volendo potrebbe ritirare la sua licenza. Ma da chi ha avuto l'ardire di definire un "soggiorno" questa fabbrica in cui i cani vengono prodotti in serie, al chiuso dentro capannoni, e poi spediti verso laboratori di vivisezione ovviamente non c'è stata alcuna volontà in tale direzione.

A Montichiari si nascondono inoltre aziende che da anni fanno affari con Green Hill fornendo prodotti o servizi. Tra queste la Denkavit e la Norvet, due aziende che commerciano prodotti farmaceutici e integratori alimentari. Porteremo davanti alle sedi di queste due aziende la voce dei cani prigionieri del lager di Montichiari e le immagini di ciò che accade nei laboratori, per far sapere a tutti di cosa sono responsabili. Chiediamo a loro come a tutte le altre di cessare i rapporti commerciali con chi alleva cani destinati ad essere torturati e uccisi. I soldi di Green Hill sono macchiati di sangue e sporcano tutti coloro che li ricevono!

Appuntamenti:
*ore 10.00 presidio al Comune, Piazza del Municipio, Montichiari
*Ore 11.30 presidio davanti a Denkavit, via Brescia 112, Montichiari
*ore 14.00 presidio davanti a Norvet, via Madonnina 34-36, Montichiari


Per stimolare la vostra voglia di muovervi, alleghiamo anche il video della liberazione di 5 beagle dall'allevamento Green Hill

venerdì 4 febbraio 2011

Il Mondo è una dittatura fondata sul lavoro – gratuito – degli animali

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Secondo Wikipedia la definizione di “lavoro” è la seguente: “è un'attività produttiva che implica il dispendio di energie fisiche o intellettuali per raggiungere uno scopo preciso: procurarsi col proprio lavoro beni essenziali o beni superflui, o direttamente o indirettamente attraverso un valore monetario riconosciuto acquisito da terzi quale compenso”.

Questa definizione è certamente valida per ciò che riguarda gli uomini, loro stessi inventori di questa folle prigione per poveracci dalle malsane voglie. Ogni essere vivente ha silenziosamente stabilito con la NaturaTutta una sorta di baratto perpetuo,  spinto da un innato istinto al “fare per avere”. Avere cosa? Beni primari ovviamente, come acqua, cibo e un riparo. In cambio di cosa? Fertilizzanti e fosforo. Barattate con la Natura e nessuno si farà male.

Ma ci sono delle eccezioni che confermano questa regola, e sono talmente tante eccezioni da incarnare esse stesse l’essenza della regola. Sono eccezioni costrette a lavorare senza alcun tipo di retribuzione, senza sapere né cosa sia il lavoro, né tanto meno di  esercitarlo. Per queste eccezioni bere e mangiare fa parte del proprio istinto ma soprattutto del loro lavoro. Ed eccola qui l’invenzione del secolo: mascherare il lavoro con l’istinto, ovvero, “io do da mangiare a te, tu dai da mangiare a me". Un baratto mai formalmente accettato dal lavoratore in questione.

In un momento storico in cui i lavoratori umani nelle fabbriche e nei campi iniziavano ad alzare la voce, il padrone ha scoperto l’operaio modello. Egli è abbastanza mite, non ha bisogno di un salario né di leggi che tutelino la sua sicurezza, non pretende le 8 ore lavorative ma si accontenta di lavorare 24 ore su 24, sta sempre fisso sulla sua postazione che non abbandona mai, nemmeno per la pausa sigaretta o per andare in bagno, mangia e beve qualsiasi cosa gli venga servita, ma soprattutto, se si lamenta, nessuno lo ascolta. Non ci sono media indipendenti, manifestazioni né sit-in per lui e questo è fondamentale per la bella faccia di un'azienda. 

L’animale è la servitù internazionale per eccellenza.

L’animale è allo stesso tempo il produttore e il prodotto. 
E’ ciò che egli stesso produce. 

Quasi rimpiangiamo i tempi in cui gli unici animali che lavoravano erano quelli che trainavano carrozze o aratri per i campi, era dura, sì, ma mai come veder versato il sangue dei propri figli. Oggi infatti la maggior parte degli animali lavora per essere venduta a pezzi. La carne va al fabbricante di hamburger, le frattaglie al fabbricante di “aromi naturali”, la pelle al fabbricante di scarpe, la piuma al fabbricante di piumoni, gli zoccoli al fabbricante di shampoo. Questi animali sono talmente privi di dignità che le loro femmine non partoriscono figli, ma  prodotti, e senza nemmeno soddisfare l’istinto di un vero accoppiamento. Ci sono mamme che, penetrate da orribili ed enormi falli di metallo, finiscono per  partorire piumini. Altre mamme partoriscono hamburger. E si arrendono a farlo per tutta la vita. 
Il compenso per il lavoro di una vita è una bella pistolettata in testa.

D’altronde, dovranno pur guadagnarsela ‘sta pagnotta no?

[TerrAnomala-riproduzione vietata senza citarne la fonte]
 

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