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Pettirosso intrappolato nell'archetto |
Il
26° campo antibracconaggio della
L.A.C. Lega per
l’Abolizione della Caccia, in stretta collaborazione con il
CABS (Committee against bird slaughter) ha portato alla luce
gravi episodi di bracconaggio, uccisioni massicce di uccelli protetti
e una diffusissima illegalità venatoria. In turno, i
trentasette volontari provenienti da Italia ed Europa, hanno
individuato nelle tre valli bresciane
1.675 trappole di cui
sep (piccole tagliole) e archetti (che straziano e torturano
prima che sopraggiunga la morte) e
110 reti. A questi
dati si devono aggiungere quelli del Nucleo Operativo
Antibracconaggio (NOA) del Corpo forestale dello Stato, con il quale
si è operato in costante contatto, che ha sequestrato più di
settecento uccelli e che in un solo intervento in ottobre (località
Camignano) ha accertato un impianto di uccellagione con
43
reti e ben
18 richiami acustici vietati.
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Sparviero trovato morto in una rete |
La certezza di una pesante sanzione pecuniaria da parte della
Corte di Giustizia Europea ha bloccato la caccia in deroga ai piccoli
uccelli migratori, ma non ha impedito all’arroganza di molti
cacciatori bresciani di sparare a tutto. Nella stragrande maggioranza
dei controlli effettuati dalle guardie volontarie della LAC e di
altre associazioni a cacciatori sono risultati
abbattimenti di
specie protette e utilizzo di richiami vivi non consentiti
(fringuelli, peppole, frosoni, ecc.)
spesso maltrattati e
con falsi anelli. Si sono riscontrati situazioni d’illegalità
diffusa, comportamenti di una recrudescenza inaudita: sacchetti
(carnieri) pieni di uccelli vietati (decine e decine di peppole e
fringuelli sparati) e reti da uccellagione posizionate nel perimetro
dei capanni.
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Regolo morto nella rete |
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"Motivo" del bracconaggio: poenta/osei |
Il bracconaggio agli uccelli migratori nel suo complesso sembra
quest’anno molto più frammentato: alle concentrate e ampie
tese di trappole di una volta si assiste a una suddivisione delle
stesse in diversi luoghi sempre meno accessibili, più nascosti e
attive in fasce orarie più ristrette.
La maggior parte dei recidivi, incalliti bracconieri perseverano
in questa pratica illegale, ritenendo evidentemente lievi le
conseguenti condanne già subite.
Le sanzioni previste per
legge sono decisamente irrisorie, il rischio è minimo e il mercato
nero dell’uccellagione è redditizio: dai 3 ai 5 euro il prezzo di
un uccellino spiumato, mentre un tordo che canta bene può valere da
cinquanta a centinaia di euro come richiamo per gli appostamenti di
caccia.